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  • Veronica Vadalà - Liceo M. Minghetti

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Questa è una semplice immagine, un lavoro realizzato da me prendendo come base “Donna alla finestra” di Dalì e ispirandomi a Jiri Kolar, noto artista del collage fotografico.




Ormai è passato più di un anno da quel fatidico momento in cui la nostra vita ha iniziato a fermarsi. Pensavamo per poco, all’inizio.

Nessuno era in grado di immaginare che cosa sarebbe successo da lì ai mesi seguenti. Ormai è passato più di un anno da quando la nostra quotidianità è stata stravolta, da quando abbiamo iniziato a vivere in simbiosi con computer, gel igienizzante e mascherina, da quando ogni giorno su tutte le reti tv veniamo continuamente tartassati da notizie e dibattiti che riguardano la potenza del virus, la sua pericolosità (per non parlare di tutte le varianti!).

È diventato il re supremo del XXI secolo, quello di cui tutti si ricorderanno con grande amarezza, colui che ha strappato a milioni di persone la gioia di vivere e, ahimè, anche la vita. Sembra innocuo, ma è crudele, infimo, manipolatore e dissimulatore.

Non sembra più esserci una speranza, un pensiero rivolto al futuro. La paura è che questa possa diventare la normalità, per molto tempo: una normalità fatta di coprifuoco, distanze, zone colorate, limitazioni e solitudine.

Tutto questo ci sta distruggendo. Intorno a noi c’è solo buio: nessuno sa cosa accadrà.

Dalla finestra ammiriamo la natura fare il suo corso, le stagioni trascorrere e ritornare, mentre noi, chiusi nell’oscurità delle nostre case siamo avvolti da un immenso oblio, fermi in un limbo, in attesa di respirare di nuovo, di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.

Aspettiamo, forse non più con così tanta fiducia, quel momento in cui quest’ apnea mondiale cesserà, in cui potremo guardarci in faccia, riconoscerci e ammirare i nostri sorrisi che per lungo tempo sono stati smorzati, fare festa con gli amici, viaggiare, rivedere i parenti, non vivere più quel senso di ansia turbolenta, ma solo un’immensa felicità all’insegna di una nuova rinascita.



Di Veronica Vadalà, Liceo M. Minghetti




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