- Veronica Vadalà - Liceo M. Minghetti
SPIETATO
La luna illumina coni suoi raggi la strada e il buio
della notte non sembra essere più sovrano.
Il bubolare del gufo rompe il silenzio dell’oscurità,
una leggera brezza scompiglia i capelli
e un brivido di freddo percorre il mio corpo.
Mi guardo intorno ed imbocco uno stretto vicoletto rosso di Bologna,
la strada più veloce per ritornare a casa.
Improvvisamente una massiccia sagoma si pone davanti a me,
tento di schivarla, ma puntualmente mi ostacola.
I suoi occhi mi scrutano e il mio cuore sobbalza.
Mi ritrovo incatenata tra le sue braccia, mentre con le gambe cinge i miei fianchi.
I pantaloni e la felpa che indosso sono lacerati dalla sua perfidia e gettati a terra, le mie mani tentano di liberarsi, la mia testa è a contatto con il
cemento della strada, le cosce non reggono più il peso, il mio corpo non sopporta più lo sforzo.
Tento di dimenarmi, ma è tutto inutile e le mie urla sono bloccate dalla sua mano, bagnata dal mio pianto.
Spero, forse inutilmente, che qualcuno venga ad aiutarmi,
ma anche il gufo mi ha lasciata da sola.
“Zitta!” continua a sussurrare al mio orecchio.
Mi ha portato via la felicità, ha rubato tutta la fiducia che riponevo negli uomini, ha calpestato il mio orgoglio, ha canzonato la mia sensibilità, e mi ha lasciata lì, a soffrire.
Spietato, disumano, brutale, malvagio.
Di Veronica Vadalà, Liceo M. Minghetti, 5°