Intervista a Sofia Aloi, Liceo Beccaria di Milano
Oggi intervistiamo Sofia Aloi, rappresentante d’istituto del Liceo Classico Cesare Beccaria, molto attiva sul fronte delle tematiche sociali; il tema, purtroppo tornato di forte attualità, è la Violenza verso le donne.
Innanzitutto, ci tengo a specificare che il tema non è “tornato di attualità”. I dati ci dicono che viene uccisa una donna ogni 72 ore e che negli anni il numero di femminicidi rimane costante; quindi, questa tematica è sempre stata di grande attualità.
Nella tua scuola frequentano tantissimi studenti, più della metà sono donne; come ti sembra che stiano vivendo la tematica relativa alla violenza verso le donne? che clima si respira?
Quasi tutte le ragazze mostrano un grande interesse verso la tematica, anche quelle che di solito si tengono fuori dalle questioni politiche o sociali. Il 25 novembre a scuola è stato riprodotta l’esposizione “Zapatos rojos” dell’artista Elina Chauvet, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, e all’intervallo sono stati letti i nomi delle vittime del 2023. È stato un momento forte proprio grazie alla numerosa partecipazione, al rispetto di tutti e all’interesse mostrato dalle tantissime persone che hanno ascoltato. Il clima è sicuramente di rabbia, una rabbia più che legittima che non si spegnerà finché il numero delle vittime non sarà zero. Questa rabbia si sente anche da parte di alcuni ragazzi, ma ancora troppo pochi. Il problema riguarda tutte e tutti e il fatto che al Beccaria ci siano più studentesse che studenti non dovrebbe essere significativo riguardo a quanto ci facciamo sentire. Abbiamo bisogno anche delle voci maschili, il clima di rabbia dovrebbe essere presente anche negli istituti frequentati esclusivamente o quasi da ragazzi.
l corpo docenti, spesso criticato a livello nazionale per assenza di interesse verso le problematiche particolarmente "sentite" dai giovani, è propositivo verso il tema?
Non ritengo che questa tematica sia sentita dai giovani in modo particolare rispetto che da parte degli adulti, è una tematica universale. Il problema è che trattare o meno queste tematiche è a discrezione del singolo docente, mentre dovrebbe essere nel programma.
Il mio consiglio di classe è composto da sette docenti: quante professoresse o professori abbiano deciso di trattare l’argomento nella mia classe non è un dato indicativo rispetto a quanti docenti abbiano deciso di farlo nella mia scuola e tantomeno in Italia.
Quello che posso dire è che tutte le lezioni in cui ne abbiamo parlato sono state costruttive e penso abbiano lasciato qualcosa anche a chi all’inizio non mostrava interesse. Ogni docente sceglie le proprie modalità: c’è chi sceglie di avviare un dibattito e chi invece inserisce la tematica all’interno della materia insegnata, qualunque la modalità sia, la classe risulta arricchita dal punto di vista disciplinare, ma soprattutto per quanto riguarda il pensiero critico.
Si sta parlando a scuola di quali potrebbero essere le iniziative da realizzare per sensibilizzare la popolazione e con il tempo riuscire a migliorare il problema?
Come già detto, io posso basarmi solo su ciò che è avvenuto nella mia classe e non ritengo sia un dato indicativo.
Patriarcato: nella tua generazione esiste ancora? Parlando con i tuoi coetanei ti è mai capitato di imbatterti in situazioni " al limite"?
Il patriarcato esiste ovunque e mi spaventa che si possa pensare il contrario. È una questione di scuola, di educazione, ma non solo. Il patriarcato è nella maggior parte delle cose che leggiamo, nei film che guardiamo, nelle canzoni che ascoltiamo, nel modo in cui ci rapportiamo con le persone. Un esempio di situazione al limite in cui si imbattono spesso tutte le ragazze è ricevere fischi per strada, essere seguite e disturbate. Sono situazioni al limite tutte quelle relazioni in cui il ragazzo si sente legittimato a dire alla ragazza come vestirsi e come comportarsi. Per quanto riguarda le conversazioni, capita fin troppo spesso; fa arrabbiare, fa male, ma per i motivi sopraelencati non sorprende. Nel nostro singolo è necessario rispondere, cercare di far ragionare chi ci sta di fronte. Mi aspetto dai ragazzi che non stiano mai zitti quando un loro amico manca di rispetto a una ragazza. Stare zitti equivale ad essere complici.
In questi giorni alcuni media accusano i movimenti femministi di sfruttare il tema della violenza verso le donne per dare visibilità al movimento; cosa vuoi rispondere a chi avanza tali accuse?
Più un movimento ha visibilità più ha influenza e più possibilità ha di agire; quindi, è comprensibile che ottenere visibilità sia uno degli obiettivi principali dei movimenti femministi e non ci trovo niente di male. Non comprendo il nesso tra questo e lo sfruttare gli episodi di violenza sulle donne: dal momento che questi movimenti sono volti a combatterla, è naturale che denuncino i casi e si facciano sentire il più possibile.
Se si accusano di sfruttamento di ciò che stanno cercando di combattere, si sta anche affermando che un movimento animalista sfrutta i maltrattamenti per ottenere visibilità, un movimento per i diritti dei lavoratori sfrutta le ingiustizie sul posto di lavoro, un movimento contro il razzismo sfrutta le discriminazioni.
Pensi che nella tua scuola riuscirete a programmare delle iniziative per contribuire a migliorare la situazione? quali potrebbero essere?
Nel nostro piccolo possiamo raccogliere donazioni per i centri antiviolenza, organizzare assemblee d’istituto invitando ospiti esperti e mantenere il dialogo aperto, non solo il 25 novembre e l’8 marzo.
Detto ciò, noi non possiamo cambiare la società senza il supporto di leggi che rendano l’educazione sessuale obbligatoria, che tutelino le donne, che combattano le disuguaglianze sul lavoro (legate indissolubilmente alle violenze, perché alimentatrici della società patriarcale).
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