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  • Camilla Chinaglia - Liceo E. Cairoli

Tre oscar e mezzo, la vita di tre donne che hanno cambiato la scienza

La giornata della donna è una ricorrenza utile a riportare almeno una volta all'anno l'attenzione del pubblico sulla tematica della disparità di genere e a tirare le somme dei nostri sforzi quotidiani per l'obbiettivo della parità.

In un contesto del genere è più che giusto parlare delle difficoltà incontrate, ma credo che sia altrettanto essenziale parlare di come poterle affrontare. In questo articolo vi presento la vita e gli impegni di tre donne straordinarie, che si sono opposte alla complessa condizione di donne del 1900 e hanno dedicato la propria vita alla scienza ottenendo risultati sorprendenti ed essenziali nel progresso della comunità scientifica.

Vi parlerò di Marie Skłodowska, di Rosalind Franklin e di Rita Levi Montalcini, scienziate che non possiamo far altro che ammirare e il cui esempio non può essere che positivo come sprone nelle nostre difficoltà.



Marie Skłodowska, meglio nota da tutti con il nome da coniugata Marie Curie, nacque a Varsavia, nella Polonia sotto l'occupazione Russa. Frequentò un'università segreta che insegnasse anche alle donne e lavorando faticosamente per anni come istitutrice guadagnò abbastanza da poter partire per Parigi.

Qui frequentò la Sorbona ottenendo una laurea in fisica e una in matematica e a Parigi conobbe il fisico Pierre Curie, con cui strinse prima un legame professionale e poi uno sentimentale. Nostalgica della Polonia, tornò a Varsavia ma la carriera universitaria per una donna si rivelò pressoché impossibile e allora Marie fece ritorno a Parigi, dove ottenne un dottorato di ricerca alla Sorbona insieme al suo collega Pierre Curie, con il quale in seguito si sposò.

All'università della Sorbona seguì le lezioni di Antoine Henri Becquerel, dal quale apprese delle radiazioni dell'uranio. Marie insieme al marito scoprì che anche il Torio emette simili radiazioni, la cui intensità dipendeva unicamente dalla massa dell'elemento e non da altri fattori ambientali. Da ciò concluse che le radiazioni sono generate nella struttura della materia ed elaborò la teoria della radioattività, ossia l'idea che gli atomi di alcuni elementi si scompongano autonomamente in energia e radiazioni di particelle. Questa teoria fu essenziale nel demolire l'idea che gli atomi fossero indivisibili.

Studiando poi insieme al marito la pechblenda, una sostanza fortemente radioattiva, oggi nota come uraninite, vi individuò all'interno due nuovi elementi chimici che i due chiamarono Polonio e Radio.

Marie poi, in maniera indipendente sviluppò una tecnica per isolare i vari isotopi di uno stesso elemento chimico.

Nel 1903 Becquerel e Pierre Curie vennero nominati per il Nobel in Fisica, ma Curie, considerando l'intervento della moglie altrettanto essenziale nelle nuove scoperte fisiche, invitò l'accademia a considerare anche Marie per il premio.

L'accademia accettò la richiesta e così Marie fu la prima donna ad essere premiata con un Nobel. Dopo la morte del marito nel 1906, Marie acquisì il suo ruolo di insegnamento alla Sorbona e nel 1911 ottenne un Nobel in chimica per la scoperta dei due elementi del Polonio e del Radio.

Con l'utilizzo delle radiazioni Marie sviluppò delle unità mobili di radiologia utili ad aiutare i soldati al fronte durante la I guerra mondiale e dopo la guerra studiò come impiegare le radiazioni come metodo di riduzione e cura dei tumori.


Rosalind Elsie Franklin nasce a Londra nel 1920, studia chimica ottenendo prima una borsa di studio all'università di Cambridge e poi un dottorato di ricerca. Grazie ai suoi studi sul carbone fu elaborata una tecnologia più efficiente per le maschere antigas dei soldati inglesi nella II guerra mondiale.

Nel 1951 iniziò a fare ricerca al King's College di Londra sulla struttura dell'acido desossiribonucleico ossia del DNA, l'argomento indubbiamente di maggior interesse nella scienza al tempo. Modificando le tecnologie degli apparecchi a raggi X del laboratorio universitario nel 1952, dopo molteplici tentativi, ottenne un'immagine detta foto 51 frutto di 100 ore di elaborazione.

Wilkins, un suo collega in laboratorio che l'aveva ostacolata sin dall'inizio, si appropriò a sua insaputa dell'immagine e la mostrò a Crick, un fisico Britannico e a Watson, un biologo americano i quali stavano studiando lo stesso argomento da tempo.

Essi, osservando l'immagine e analizzando le ricerche della Franklin, elaborarono il modello del DNA come molecola a doppia elica e lo pubblicarono nell'aprile del 1953, nello stesso momento in cui Rosalind, dopo un anno di ricerche pubblicò i suoi calcoli che giungevano alle stesse conclusioni.

Il giornale scientifico antepose gli scritti dei due scienziati a quello della Franklin, facendo così apparire che Watson e Crick fossero stati gli ideatori e che le ricerche della Franklin fossero delle addizioni successive a suffragio dell'altro testo.

Franklin morì di cancro nel 1958 senza mai sapere che la sua fotografia 51, insieme ai suoi appunti era stata la vera causa delle scoperte di Watson e Crick.

Quattro anni dopo, nel 1962, Watson, Crick e Wilkins vinsero il premio Nobel in biologia per la scoperta della struttura del DNA. Gli studi della Franklin sulla struttura dei virus consentirono al suo collega, Aaron Klug, di vincere il Nobel nel 1982, sempre in Biologia. Si può dunque affermare che se i premi Nobel potessero essere assegnati dopo la morte Rosalind Franklin ne avrebbe ottenuti due.

Sia in vita che negli anni successivi, Rosalind Franklin non ottenne nessun riconoscimento per il suo enorme contributo e la comunità scientifica continuò ad ignorare pressoché tutto della vicenda alla base della scoperta.

La mancata riconoscenza nei suoi confronti fu anche a causa della pessima descrizione che Watson ne fornisce nella sua autobiografia 'la doppia elica’. In questo testo Watson descrive Rosalind e come l’arrabbiata e lamentosa aiutante di Wilkins, tralasciando di raccontare le vere motivazioni della sua antipatia nei suoi confronti ossia che Rosalind Franklin aveva criticato le sue ipotesi scorrette precedenti ad una conferenza pubblica.

Per riscattare la sua immagine, i biografi di Rosalind Franklin intervistarono numerosi suoi amici e conoscenti, e studiarono i suoi testi e le sue annotazioni ricostruendo il vero susseguirsi degli eventi, attribuendo il giusto peso al suo lavoro.


Rita Levi Montalcini Nacque a Torino nel 1909 in una colta famiglia ebrea. Fu inizialmente iscritta alla scuola superiore femminile, ma con un'opera persuasoria nei confronti del padre riuscì ad iscriversi all'università di Torino, dove nel 1930 iniziò gli studi di medicina conseguendo prima una laurea con lode sotto l'ala del Professor Giuseppe Levi, un illustre istologo e a fianco degli amici Salvatore Luria e Renato Dulbecco, anch'essi successivamente vincitori di due premi Nobel. Ottenne poi una specializzazione in neurologia e psichiatria, materie su cui si concentrarono le sue ricerche.

Nel ventennio fascista, per sfuggire alle leggi razziali, scappò prima a Liegi e poi a Bruxelles, nella cui università continuò gli studi. Successivamente, tornata in Italia dopo l'invasione nazista del Belgio continuò le sue ricerche in un laboratorio privato insieme al Professor Levi a Torino. La dottoressa studiò negli embrioni di pollo lo sviluppo dei neuromi, ovvero di tessuti nervosi periferici deputati al controllo degli arti. Le cellule nervose, private delle molecole proteiche di sostentamento prodotte dai tessuti circostanti, morivano mentre in un altra circostanza avrebbero innervato i tessuti stessi.

Trasferitasi a Firenze lavorò come medico militare per i soldati delle forze alleate e per i partigiani italiani.

Nel 1957 fu invitata all'università di St. Luis di Washington da Victor Hamburger per svolgere ricerca nel campo della neurobiologia, ed approfondire gli studi di embriologia iniziati a Torino. Qui replicò un esperimento di Elmer Bueker, che la portò ad analizzare la natura dell'interazione tra cellule tumorali e fibre nervose. In un secondo momento si trasferì a Rio de Janeiro, dove mediante la tecnica della cultura in vitro proseguì nelle sue ricerche.

Tornata a Washington continuò i suoi studi con Stanley Cohen sul fattore di accrescimento della fibra nervosa (NGF), la proteina che fu scoperta responsabile dello sviluppo del tessuto nervoso nella fase embrionale. A partire dalla sua scoperta le neuroscienze sono state in grado di comprendere più a fondo alcune patologie neurodegenerative e in alcuni casi intervenire per la cura. Nel 1868 grazie alla scoperta del NGF conseguì insieme a Cohen il Premio Nobel per la Medicina.

Tornata in Italia, si impegnò nella ricerca, nella direzione di numerose associazioni e istituti scientifici; fu inoltre coinvolta in innumerevoli campagne umanitarie per l'istruzione e per la parità dei sessi. Fondò poi con la gemella Paola una Onlus a suo nome con lo scopo di garantire un'istruzione alle donne in Africa. Nel 2001 diventa senatrice a vita grazie al suo costante sforzo nell'obbiettivo di rendere l'istruzione superiore accessibile a tutti.



Di Camilla Chinaglia, Lieco E. Cairoli, 2°G

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