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  • Sara Boughanmi - Liceo L. A. Seneca

Cenerentola è un film sessista?

Sessista. Antiquato. Maschilista. Cenerentola, un piccolo capolavoro del periodo d’oro della Disney, viene spesso bollato come la storia di una donna debole e passiva, in attesa del bel principe azzurro che la salvi; Cenerentola viene dipinta dell’immaginario comune come un’incapace, un’arrampicatrice sociale che ottiene il suo lieto fine grazie alla fortuna e al suo bel visino. Il suo esempio dunque sarebbe un pessimo modello per i bambini che guardano il film.


Tale interpretazione, superficiale e pressapochista, non potrebbe essere più sbagliata: dipingere Cenerentola come una ''donzella in difficoltà'', e dunque da salvare, vuol dire anche ignorare deliberatamente il particolare contesto famigliare in cui vive e il contesto storico in cui uscì il film (ovvero negli anni 50).


Dopo la morte dei suoi genitori, ella si ritrova ad essere una bambina a cui sono state portate via le figure parentali di riferimento; viene continuamente abusata dalla matrigna e dalle sorellastre, umiliata, bistrattata, non rispettata, ed è costretta a fare da serva in casa propria, coperta di stracci e cenere. Cenerentola è a tutti gli effetti una vittima di abusi domestici, e incolpare la vittima per i soprusi fisici e psicologici subiti e di non essere capace di sfuggire dalla situazione (oltre ad essere sbagliato), non fa altro che screditare ancora di più ciò che è in realtà il potente messaggio portato avanti da Cenerentola.

Questa non è la storia di un principe che si fa valere salvando una povera fanciulla indifesa, bensì quella di una giovane donna che affronta le peggio avversità a testa alta, e che invece di abbassarsi al livello di cattiveria delle sorellastre, decide di mantenere la sua integrità morale, la sua gentilezza verso il prossimo ed il suo ottimismo persino nei momenti più critici; Cenerentola usa la sua creatività come forza interiore per salvare sé stessa. I punti di forza della protagonista sono la fierezza, la nobiltà d’animo, l’umiltà, la bontà la generosità, la compassione e la continua speranza in un futuro migliore.

Cenerella si ritira nella sua stessa immaginazione pur di mantenere un barlume di sanità e positività; usa la fantasia per evadere dalla realtà e ribadisce di come i sogni siano l’unico aspetto della sua vita che lei è in grado di controllare. E cosa ancora più importante che viene sottolineata è che nei sogni di Cenerentola non ci sono principi, nè interessi amorosi in generale; il suo unico desiderio è quello di essere libera dalle grinfie della matrigna e di poter raggiungere un tenore di vita migliore e trovare dunque la felicità.

Cenerentola però appare debole e stupida agli occhi di tutti semplicemente perché non contrattacca fisicamente i propri aguzzini e non organizza audaci piani di fuga. Innanzitutto proviamo anche solo per un minuto a metterci nei suoi panni: siete una ragazzina in pieno Ottocento, alle donne non è permesso avere una degna istruzione e dunque un buon lavoro; le prospettive di vita sarebbero povertà, fame, degrado, niente tetto sopra la testa, niente sicurezza e poter essere abusata e sfruttata. Fuggire vorrebbe anche dire abbandonare la casa di famiglia, piena di ricordi.

E poi non dimentichiamoci della matrigna, uno dei cattivi Disney meglio riusciti proprio perché la sua cattiveria, la sua austerità e il suo modo di agire subdolo e calcolatore sono molto realistici: nella vita vera persone così crudeli esistono per davvero. Essa controlla Cenerentola, la tiene sotto scacco come il suo gatto Lucifero fa con i topolini che Cenerentola ha salvato. Lady Tremaine viene presentata sempre in punti oscuri della casa, privi di luce; la sua entrata in scena con gli occhi scintillanti nel buio e il viso in penombra ricorda quella di un film dell’orrore, essa istiga insicurezza e paura in Cenerentola, poiché sarà sempre lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Non ha bisogno di alzare la voce o di farle male fisicamente per abusare di lei, sminuirla e sfruttarla. Questa spirale di violenza domestica ottiene il suo culmine proprio nella famosa scena del vestito.

La scena di per sé è abbastanza disturbante: in un completo clima di terrorismo psicologico, le sorellastre la assaltano, le gridano in faccia cattiverie, le strappano il vestito di dosso e la umiliano, mentre Lady Tremaine osserva compiaciuta.

Ed è proprio quando Cenerentola ha abbandonato tutte le sue speranze e si ritrova distrutta e in lacrime, che si materializza la Fata Madrina, che non è nient’altro la manifestazione fisica della sua forza interiore e della sua instancabile immaginazione. La Fata Smemorina rende reali i sogni di Cenerentola, cantando ''i sogni son desideri di felicità''; essa funziona tramite l’immaginazione, la creatività e l’intraprendenza della protagonista, infatti ogni trasformazione non fa altro che portare a galla il vero potenziale nascosto di ciò che Cenerentola possiede già, come la zucca trasformata in carrozza. L’abilità di rimanere positiva rende reale il suo desiderio di libertà.

Dunque la forza interiore di Cenerentola è tutt’altro che passiva, ma anzi, agisce attivamente; ne è una prova solida e tangibile la scarpetta di cristallo, simbolo di qualcosa di bello e impossibile divenuto però reale (ed è per questo che a mezzanotte le scarpette non si ritrasformano). Il tentativo della matrigna di distruggere la scarpetta simboleggia il suo voler infrangere i sogni di Cenerentola. Essa tra l’altro non è per nulla una donna sottomessa, servile ed obbediente: appena ne ha l’opportunità dimostra di avere coraggio ed iniziativa e va di nascosto al ballo nonostante le fosse stato proibito.

Arriviamo dunque al tanto fatidico principe: nonostante tutti gli diano così tanta importanza nel film, egli appare per pochi minuti, verso il finale, ha appena due linee di dialogo, il suo viso è anonimo ed è talmente di poco conto ai fini della trama che non ha neanche un nome. Gli vengono presentate pretendenti che lui però declina gentilmente proprio perché in cerca di qualcuno di speciale; anche lui, così come Cenerentola e le sorellastre ha uno scarso potere decisionale, essendo alla mercèe del gran duca e del Re.

Cenerentola dapprima non lo nota proprio, intenta invece ad ammirare il posto e con il solo scopo di ballare e divertirsi (e non di conquistare il principe); le è perfino ignota la sua vera identità e scopre solo il giorno dopo di aver danzato proprio con il principe.

È lui in realtà ad avere un ruolo passivo in tutta la storia; egli rientra nella giustizia poetica a favore della protagonista: la possibilità di innamorarsi ed avere una vita più felice sono la ricompensa di Cenerentola per l’onestà e la perseveranza dimostrate.

Cenerentola dunque per tutto il film non ha fatto altro che guadagnarsi da sola il suo successo e lottare per una condizione migliore, grazie a bontà e gentilezza, qualità tutt’oggi sottovalutate e banalizzate.



Di Sara Boughanmi, Liceo L. A. Seneca, 5°A

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