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  • Claudia D'Errico - Liceo L. A. Seneca

“Gli ultimi saranno ultimi”: un titolo d’impatto per un film altrettanto d'impatto



Diretto da Massimiliano Bruno e con attori protagonisti Paola Cortellesi, Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio, questo film intreccia due storie: la prima è quella di Luciana (Paola Cortellesi), donna mite e lavorativa che è impiegata in una fabbrica di parrucche ed è sposata con Stefano (Alessandro Gassman), un uomo ribelle e senza padroni che, per guadagnare soldi, scommette e arrangia degli affari inconcludenti. Luciana, da tanto volenterosa di diventare madre, scopre di essere incinta… ma questa scoperta avrà purtroppo dei risvolti potremmo dire “imprevisti” per lei da scoprire vedendo il film.


Stessa direzione avrà l’avvenire della seconda vicenda: il poliziotto Antonio (Fabrizio Bentivoglio) mandato via dalla caserma del suo paese con disonore, arriva nel borgo di Luciana pensando di poter cominciare una nuova vita. Ma l’accoglienza non è delle migliori in caserma e i suoi colleghi non gli danno pace riportando a galla il suo passato che ancora oggi lo perseguita. Le uniche persone ad essere gentili con lui sono la sua collega di lavoro Loredana (Maria di Biase) e il suo possibile interesse amoroso Manuela (Irma Carolina Di Monte), che lui non sa essere una donna transgender. Le due storie non saranno durante il film mai del tutto divise ma, anzi, si uniranno fino a portare ad un finale degno di essere ricordato.


Che posso dire in più riguardo alla pellicola? E’ fantastica. E’ attuale, è originale ed è emozionante. Inoltre la sceneggiatura è meravigliosa e la regia ben fatta. I dialoghi sono ben scritti e profondi ma soprattutto calzanti ai personaggi. La voce di “Lucianina” che racconta la storia d’infanzia, la stima per il padre e i pensieri della donna in alcuni momenti del film coinvolge particolarmente lo spettatore e lega anche gli avvenimenti. Penso che il miglior personaggio sia proprio lei, una donna resiliente, capace in ciò che fa e soprattutto stanca di essere sminuita e presa in giro dagli altri.


La cosa più interessante del film è il messaggio che ci viene offerto e potremmo dire “spoilerato” nel titolo. “Gli ultimi saranno ultimi”. Parole forti, che pesano… ma anche reali. Parole che molti di noi sanno essere vere. Gli ultimi, tutti quegli uomini e quelle donne che si spaccano la schiena lavorando dalla mattina alla sera, tutte quelle persone che guadagnano stipendi insulsi per i loro sforzi, quegli esseri umani che oltre a pensare a sé stessi devono prima pensare a 4-5 bocche in più da sfamare, sono e resteranno ultimi. Gli ultimi sono oppressi e utilizzati come fonte di guadagno per chi nella vita ha avuto più fortuna e ha utilizzato tutto ciò per intaccare le strade altrui. Ha utilizzato questi parassiti, questi virus ai loro occhi, per poter avere successo.


E chi fra gli autori italiani tratta al meglio questo tema? Eh si, proprio lui: Giovanni Verga, lo scrittore de “I Malavoglia”. Per lui infatti, come ben spiega nelle sue opere de “Il ciclo dei vinti” e la novella “Fantasticheria”, gli ultimi, i deboli e gli oppressi sono uomini e donne che non hanno e non avranno mai la capacità di poter migliorare la loro condizione sociale. L’unico modo quindi per sopravvivere è l’ideale dell’ostrica: tenersi tenacemente attaccati allo scoglio (quindi la casa di provenienza, i legami familiari, le tradizioni e il solito lavoro), che li mantiene vivi, per non essere travolti dalla forza del mare (ossia il progresso e l’innovazione della società).

Ricordando il grande Verga vorrei citare un’altra sua frase che descrive altrettanto bene il concetto: “siamo degli umili fiorellini avvezzi alla dolce tutela della stufa che l’aria libera uccide”. Gli ultimi son fragili e appena qualcosa li tocca cadono come tessere del domino.

E Luciana fa proprio questo: lei tenta di migliorare la sua posizione sociale, tenta di avere un contratto stabile, una casa e una famiglia… ma viene sempre buttata giù e ridicolizzata. L’unica differenza con il pensiero dello scrittore è, come dice lei stessa, la capacità di reagire che deve essere sempre presente… perché “chi si fa pecora, il lupo se lo magna”. Bisogna lottare per i diritti e i doveri di ciascuno. Bisogna credere che, dicendo la nostra, il mondo possa migliorare un giorno.



Di Claudia D'Errico, Liceo L. A. Seneca, 3°A

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