Botticelli dipinse ‘la Primavera’ per la residenza fiorentina di Pier Francesco de’ Medici. La scena è ambientata in una radura colma di alberi d’arancio, fiori e frutti maturi, mirto e fronde di alloro. In totale si contano 120 specie differenti di piante. La lettura avviene da destra a sinistra: all’estrema destra Zèfiro, vento primaverile, insegue la ninfa della terra, Clòri, che viene trasformata in Flòra, personificazione della Primavera. Al centro Venere spicca contro una pianta di mirto e avanza con un passo di danza. La presenza di Venere in posizione centrale invita Lorenzo di Pier Francesco a scegliere Venere come fece già Paride. Scegliere Venere voleva dire, secondo la filosofia di Ficino, scegliere l’humànitas. Ficino, come Cicerone, riteneva che i giovani si lasciassero convincere più dalle dimostrazioni visive che dai discorsi.
Cupìdo le volteggia sopra e scaglia una freccia infuocata verso una delle tre Grazie. Queste ultime danzano intrecciando le mani, mentre Mercurio, Dio dei venti, allontana le nuvole dal giardino con il suo caduceo. Una recente interpretazione vede il dipinto come la raffigurazione delle nozze tra Filologìa, fanciulla che verrà resa immortale, e Mercurio. I corpi non hanno peso. Tutti i personaggi calcano il prato, ma appaiono appena sfiorarlo. Inoltre, su tutti i personaggi aleggia una sottile tristezza che rende severa anche la danza delle Grazie.
Di Federica Bertoni, Liceo L. A. Seneca, 5°L
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