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  • La Redazione

ESSERE UN DISSIDENTE POLITICO IN RUSSIA

Vladimir Putin, attuale presidente della Russia, è al potere da ormai 25 lunghi ininterrotti anni (1999) e lo sarà ancora per tempo in seguito alla vittoria delle ultime elezioni russe. Il suo potere è molto centralizzato e personale.


Negli anni chiunque abbia provato a presentarsi alle elezioni con un movimento politico credibile in contrasto a Putin e che potesse metterlo in difficoltà è scomparso, è stato mandato in esilio o morto in circostanze non chiare ma di cui si sospetta fortemente siano omicidi di matrice politica dietro ai quali il mandante è Putin. Si parla di giornalisti, politici e imprenditori. Non ci sono prove dirette che ci sia Putin dietro queste morti, ma la lunga scia di sangue che caratterizza la storia russa recente porta a sospettarlo.


Della repressione di Putin si possono individuare 2 fasi:

- quella riguardante la guerra in Cecenia

- quella riguardante la guerra in Ucraina


La guerra in Cecenia ha scatenato diverse critiche: accuse sul modo in cui Putin ha preso il potere e raggiunto il consenso accuse sulla sua inamovibilità. accuse di corruzione dell’esercito russo che avrebbe commesso brutalità enormi durante questa guerra insabbiandole Come ha fatto Putin a guadagnarsi il ruolo politico e a rimanere a capo dello stato così a lungo in Russia? Uno dei fattori principali ad aver garantito il successo di Putin presso l’opinione pubblica è stata la forte vittoria militare in Cecenia, riguardo alla quale furono avanzate una serie di accuse.

Questa guerra voluta da Putin venne criticata perchè si ritiene che fosse stata provocata tramite una serie di finti attentati attribuiti ai ceceni ma in realtà causati dai servizi segreti deviati vicini a Putin. Il tutto per avere la scusa per reprimere i ceceni in maniera dura e portare l’opinione pubblica russa contro i ceceni.


Negli ultimi anni anche la guerra contro l’Ucraina ha sollevato delle critiche all’interno dell’apparato russo che hanno causato altre morti sospette, come quella di Aleksej Navalny. Aleksej Navalny, politico liberale e nazionalista, è stato il principale oppositore politico di Vladimir Putin.


A fine degli anni ‘10 fece un tentativo di candidarsi creando un’opposizione credibile.

Nel 2020 venne avvelenato per contatto attraverso i vestiti rischiando la vita, ma riuscì a salvarsi curandosi all’estero. Navalny accusò i servizi segreti russi e Putin.

Nel 2021 decise volontariamente di tornare in Russia per continuare l’opposizione all’interno del Paese. Venne immediatamente arrestato e condannato a 10 anni per illeciti finanziari, ma in realtà fu un arresto di natura politica. I n carcere non aveva più possibilità di fare attivismo politico. Negli ultimi mese è stato trasferito in Siberia in un carcere famigerato e sperduto, da cui spesso arrivano notizie di maltrattamenti sui detenuti e suicidi.


È morto il 16 febbraio 2024 in un carcere in Siberia. Secondo la versione ufficiale della polizia penitenziaria la causa è stata un embolo. Il passato tentativo di avvelenamento e la lunga sequenza di dissidenti politici uccisi non fa pensare bene.


La moglie di Navalny e Biden hanno accusato Putin in conferenza stampa della morte di Aleksej. Anche se non fosse stato lui il diretto mandante e Navalny si fosse sentito veramente male, il motivo per cui è stato messo in carcere è stato per una questione politica con un’accusa infondata e quindi si può considerare ugualmente una morte indotta dalla repressione dei dissidenti politici.


È stato realizzato un documentario su Navalny da Daniel Roher che ha vinto l’Oscar. In conclusione Aleksej Navalny è stato il simbolo dell’opposizione di Putin e della possibilità di avere una Russia diversa, ma ciò gli è costato la vita.



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