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  • La Redazione

SOFIA STOCCO E LA SUA CRESCITA

Sofia è una ragazza di diciotto anni e frequenta la quinta del liceo linguistico a Rovigo, “la

città della nebbia”, come la definisce qualcuno.

Lei è una persona trasparente, lo si vede subito. Non riesce quasi mai a nascondere le sue

emozioni. Se è felice si vede e se ha la giornata no si vede ancora di più. Ha il sorriso facile,

ride quasi sempre e prova a vedere tutto quello che le succede, che sia positivo o negativo,

come un insegnamento.

C’è una cosa da dire però; non è sempre andata così.

Da piccola era molto timida, la maggior parte delle volte veniva messa da parte dai suoi

coetanei e questo segnò molto la sua infanzia e la portò a rafforzare la barriera che aveva

costruito nei confronti degli altri.

“Fiorellino canterino” la soprannominò un suo compagno di classe delle elementari; Sofia

ora come ora ci ride su, ma dieci anni fa sarebbe stato tutto il contrario.

La sua più grande insicurezza era il suo sorriso, o meglio come pensava lei “non sorriso”.

Non c’era una volta in cui rideva e non si metteva la mano davanti alla bocca per coprire gli

spazi tra i vari denti. Proprio la mattina in cui doveva andare a rimuovere definitivamente

l’apparecchio (dopo quasi quattro anni), aveva aspettative così basse che rimase senza

parole quando vide il sorriso finito. Si era finalmente tolta un peso dalle spalle.

Parlando di musica, Sofia fin da piccola trovò un grande appoggio in questo mondo,

soprattutto inglese, ascoltando in macchina del papà tutti gli album dei Black Eyed Peas.

Crescendo ancora scoprì l’amore per la danza in tutti i suoi stili. Sofia volle provarli tutti:

dall’hip hop alla danza classica. È partita, come le era stato suggerito, con la propedeutica;

ma da quanto era cocciuta, volle lasciare il corso poco prima del saggio finale.

Verso i nove/dieci anni iniziò a prendere lezioni di pianoforte e solfeggio seguendo il metodo

Suzuki e decise in seguito di iscriversi al conservatorio di musica per i tre anni delle scuole

medie. Sofia racconta questi anni della sua adolescenza con un sorriso a trentadue denti. Li

rivivrebbe all’infinito. Dentro le mura di quella vecchia scuola ha conosciuto alcune delle

amicizie più importanti che ha tuttora.

La passione per il canto fu sempre presente in Sofia, ma fu nell’anno della seconda media

che prese la decisione di iniziare a seguire delle lezioni private. Racconta di quando, come

regalo, disse convinta ai suoi genitori quello che desiderava: un microfono a condensatore

specificatamente della Rode (poche pretese insomma). Due settimane dopo c’era già Sofia

nella sua piccola cameretta, munita di cassa audio e computer che registrava la sua voce

sulle cover di Adele.. che dire una mini sala di registrazione, mica male eh?!

Ricorda proprio tutti i pomeriggi passati su Audacity a mixare la sua voce con le basi

musicali scaricate da YouTube (scoperto troppo tardi fossero protette dal copyright) … una

favola di spensieratezza.

Sofia è creativa, non c’è dubbio.. se non gliene va bene una, prova subito con un’altra e va

avanti così; ha mille idee che le girano per la testa.

Vuole fare la cantante come ha sempre sognato? Vuole iscriversi ad un corso di cucina e

nutrizione? O magari è meglio andare ad approfondire il mondo dell’economia e del

marketing? Bella domanda eh? La risposta non la sa nemmeno lei.

Una cosa l’ha capita però: il mondo è ricco e pronto per tutte le sue curiosità, dubbi, scelte

sbagliate, scelte giuste o perché no, decisioni prese all’ultimo secondo. Quello che serve è

un po’ di adrenalina e forza di volontà, e non credo le manchi nessuna delle due.

Uno dei passatempi che ama più fare è proprio quello di andare a fare una semplice

passeggiata nel suo paesino. Deve essere rigorosamente nel sentiero davanti a casa, a

pieno sole, con le cuffie a tutto volume sulle playlist di Spotify con all’interno mille generi

diversi ciascuna; a seconda del mood del giorno. Insomma, tutto fuorché una semplice

passeggiata…

Aggiungiamo poi il fatto che se non c’è il sole, lei non esce di casa, infatti ammette che,

ultimamente, questo essere meteoropatica ha cambiato veramente tanto la sua personalità.

Prima era totalmente l’opposto. Amava l’inverno e odiava l’estate.

“Mi sento cresciuta”, dice, ad un certo punto; precisa poi che la sua affermazione è

abbastanza limitata data la sua giovane età.. ma tralasciando questo, continua dicendo che

in generale si sente più matura e cosciente, sicura di quello che è diventata.

Gli anni del liceo sono stati rivelatori per lei, soprattutto gli ultimi due.

Infine racconta con malinconia l’esperienza che crede l’abbia formata di più, ovvero: aver

lavorato per la stagione estiva al mare.

Lei faceva la receptionist in quel di Cattolica, una località marittima in provincia di Rimini,

lontano da tutto e da tutti.

Aveva solo sedici anni la prima volta che è andata. È stato un grande cambiamento per lei.

La voglia di scoprire uno spicchio del mondo che aveva davanti era giusto lì che aspettava il

momento giusto per uscire allo scoperto.

Questa esperienza le è piaciuta così tanto che l’anno dopo è voluta andare per la seconda

volta, trovando per sua immensa gioia alcuni colleghi dell’anno prima e la fortuna di

conoscerne di nuovi ancora meglio.

Conclude facendo una riflessione sul ruolo dei suoi genitori in tutto questo, nonostante sia

l’unica femmina di tre fratelli. I loro insegnamenti hanno avuto un valore fondamentale.

Mamma e papà non hanno mai sminuito le sue idee e ambizioni; tutto il contrario, poiché

l’hanno sempre sostenuta e le hanno dato forza anche se lei stessa faceva intendere che ce

la voleva fare da sola. La cosa bella ripensando all’esperienza lavorativa, ricorda per ultima,

è stata conciliare la sua passione per il canto con il suo lavoro.. poiché proprio ogni

mercoledì, nel giardino dell’hotel, il tema della serata organizzata dall’animazione era proprio

il karaoke; e lei è riuscita per più volte ad esibirsi e a condividere con i clienti e colleghi una

versione diversa dalla Sofia receptionist.




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